Yin e Yang: introduzione alla teoria degli opposti

Il T’aiChi Ch’uan è un arte marziale che deve il proprio nome al principio filosofico del T’aiChi, ovvero la distinzione della realtà nei principi supremi di Yin e Yang. Nella visione taoista, tutte le molteplici manifestazioni dell’essere sono il risultato dell’interazione di questi due poli; Tutti i mutamenti sono il risultato del loro ciclico avvicendarsi.

Questo articolo ha lo scopo di descrivere brevemente in cosa consistono Yin e Yang, sottolineandone l’importanza nelle arti marziali cinesi.

Significato generale

Per descrivere questi due principi, conviene probabilmente partire dal loro significato più letterale e… materiale.
Il termine Yin (陰) indica infatti il “lato in ombra di una montagna”, mentre Yang (陽) ne indica il “lato soleggiato”. Questa definizione molto prosaica permette già alcune osservazioni interessanti:

  • Ogni cosa possiede un lato illuminato ed uno in ombra;
  • Il lato illuminato e quello in ombra sono opposti, ma coesistono e non si escludono a vicenda;
  • Il lato illuminato è più caldo, quello in ombra è più freddo;
  • Il lato illuminato e quello in ombra non sono fissi: questi ruoli si alternano ciclicamente;
  • Rientranze, incavi e qualunque elemento vada verso l’interno tendono a restare in ombra; Al contrario, sporgenze ed elementi esterni tendono a restare illuminati.

Senza quindi operare tante astrazioni, abbiamo già individuato molti elementi caratteristici dei nostri principi supremi: L’opposizione non esclusiva, la complementarietà, il ciclo di alternanza. Lo Yin si identifica già con l’interno, in nascosto ed il freddo, lo Yang con l’esterno, il manifesto ed il caldo.
Con il tempo,la filosofia cinese ha arricchito Yin e Yang di ulteriori significati, usando la loro dicotomia per rappresentare l’intera realtà. Abbiamo quindi luna e sole, femminile e maschile, negativo e positivo, nord e sud, terra e cielo, acqua e fuoco… e la lista potrebbe continuare.
Per contro, i due stati non vanno associati con le idee di bene e male. Quest’ultima ripartizione è un risultato del pensiero occidentale, ma è estraneo alla filosofia taoista e totalmente fuorviante.

A questo punto, è importante tenere a mente che i due principi non sono rigidamente opposti, ma che si generano e si contengono l’uno con l’altro.
Come è perfettamente illustrato dal simbolo del T’aiChi T’u, ogni elemento contiene al suo interno il seme del proprio contrario. Inoltre, alla massima espressione dello Yang corrisponde la nascita dello Yin, e viceversa.
Ogni elemento può essere considerato Yin (o Yang) rispetto ad un altro, ma a propria volta potrà essere suddiviso in un sotto-elemento Yin e in un sotto-elemento Yang.

L’origine di Yin e Yang: Il WuChi

Abbiamo visto come questa “suprema polarità” venga usata per descrivere l’intera realtà. Ma qual’è l’origine di questa divisione? Cosa ha originato Yin e Yang?
La risposta a questa domanda la ritroviamo nel concetto Taoista di WuChi (無極).
Se T’aiChi è la divisione suprema, il WuChi è il senza confini, l’infinito inteso come assenza di separazione e di polarità. Esso è uno stato energetico indifferenziato, senza tempo e spazio, ancora privo di manifestazioni.
Secondo la cosmologia Taoista, è a partire da questo stato primordiale che Yin e Yang (e quindi l’intera realtà) si sono originati. Ed è sempre questo lo stato cui ogni cosa fa ritorno.
In termini marziali, possiamo individuare questo stato prima dell’inizio e dopo la fine di ogni esercizio. Un punto di quiete, di puro potenziale, un momento privo di qualità distintive in cui non esiste alcuna manifestazione. Da qui tutto ha inizio e qui tutto ritorna.

Questo diagramma rappresenta la progressiva divisione della realtà, partendo dal principio supremo per arrivare ad aspetti via via più specifici.

A partire dal WuChi, stato di unità e assenza di separazione, viene operata la prima (e massima) distinzione: il T’aiChi. Tramite esso, vengono distinti i due Liang-I, ovvero i due poli opposti Yin e Yang. Essi vengono rappresentati dai simboli della linea continua (Yang) e della linea spezzata (Yin), che via via si comporranno per formare simboli più complessi.

A partire dai Liang-I, un’ulteriore separazione genera Szu Hsiang, le quattro fasi. Da destra a sinistra troviamo: il massimo Yang, lo Yin debole, lo Yang debole ed il massimo Yin. A queste fasi energetiche sono associate le quattro stagioni ed i quattro punti cardinali.
Queste fasi rappresentano inoltre quattro dei cinque elementi fondamentali, rispettivamente Fuoco, Legno, Metallo e Acqua. La Terra non partecipa a questa divisione, in quanto elemento centrale e neutro.

L’aggiunta di un’ulteriore separazione ci porta ai Pa Kua, gli otto simboli, rappresentati da altrettanti trigrammi. Da sinistra a destra troviamo il Cielo, il Lago, il Fuoco, il Tuono, il Vento, l’Acqua, la Montagna, la Terra.

Componendo tra loro gli otto trigrammi si ottengono i 64 esagrammi. Questi 64 stati sono descritti nel testo classico I Ching (易經 ), noto come “il libro dei mutamenti”.

无极生有极, 有极是太极, 太极生两仪, 即阴阳; 两仪生四象:
即少阳、太阳、少阴、太阴, 四象演八卦, 八八六十四卦
Il senza-limiti (WuChi) produce il limitato,
e questo è l’Assoluto (T’aiChi).
Il TaiChi produce due forme, chiamate yin e yang.
Le due forme producono quattro fenomeni:
piccolo Yang, grande Yang, piccolo Yin e grande Yin.
I fenomeni sono rappresentati dagli otto trigrammi (Pa Kua),
otto serie di otto sono sessantaquattro esagrammi.

Yin e Yang nelle arti marziali

Generalmente parlando, possiamo considerare Yang qualunque azione diretta, espansiva, vigorosa e penetrante. Yang ama il confronto diretto e cerca di colpire, infrangere, prevalicare.
Yin, al contrario, è rappresentato da uno stato di ascolto, da azioni evasive o avvolgenti. Yin aggira lo scontro frontale e invece cerca di assecondare, assorbire ed essere ricettivo.
Si ricordi, comunque, che ogni azione ha un lato Yin ed un lato Yang.

Un errore comune consiste nel confondere l’approccio Yin con la totale passività. In effetti, uno stato di ascolto e di intensa attività interiore potrebbe facilmente sfuggire ad un osservatore superficiale… ed è proprio questa “attività celata” uno dei punti di forza dello stato Yin.
Non è un caso se i cosiddetti “stili interni”, come il T’aiChi Ch’uan, hanno fama di essere “magici” o “sovrannaturali”: le loro tecniche sofisticate, ma poco appariscenti, producono spesso risultati inattesi e difficili da comprendere. Un avversario impreparato potrebbe venire sottomesso senza capire come ciò sia avvenuto.

Il debole vince il forte?

Nella nostra scuola, si usa dire Nello scontro tra due Yang, vince quello più forte. Nello scontro tra Yin e Yang, vince lo Yin. Tra due Yin, non si combatte.
Finora abbiamo descritto Yin e Yang come due polarità opposte, ma di pari valore. Per quale motivo, allora, si dice che il debole vince il forte? Per quale motivo lo Yin dovrebbe prevalere?
Per capire più facilmente questo concetto, consideriamo lo Yang come il pieno e lo Yin come il vuoto.
Finchè il vuoto è in grado di assorbire il pieno, non ne verrà mai danneggiato. Non essendovi alcuna opposizione o resistenza, il pieno vede vanificata la propria azione, mentre il vuoto mantiene il suo stato. In questa situazione, lo Yang è destinato ad esaurirsi e anzi la sua stessa energia giocherà a suo sfavore.
Ma si faccia attenzione: uno Yin imperfetto non può assorbire infinitamente. In altre parole, un piccolo vuoto non è abbastanza per assorbire un grande pieno. In un simile confronto, il debole Yin verrebbe travolto dallo Yang forte, perchè non riuscirebbe a contenerlo. Quando si parla di una vittoria del debole sul forte e del vuoto sul pieno, si intende quindi uno stato ideale, cui tendere come artisti marziali.

L’immagine della “vittoria del debole” è magnificamente descritta nel testo taoista Liezi (列子) che recita:

Nel mondo c’è una via sempre vittoriosa e una che non lo è mai: la prima si chiama debolezza, la seconda forza. Questo è facile da riconoscere, ma la gente lo ignora.
Di qui l’antico detto: I forti vincono coloro che sono più deboli, i deboli vincono coloro che sono più forti. Colui che vince il più debole di sé è in pericolo quando incontra uno di pari forza; ma colui che vince il più forte di sé non è mai in pericolo.

Yu Xiong ha detto: Se il tuo fine è la durezza, coltiva la morbidezza. Se il tuo fine è la forza, coltiva la debolezza. L’accumulazione del morbido produce la durezza. L’accumulazione del debole produce la forza. Osserva l’accumulazione delle cose e saprai donde provengono la fortuna e la disgrazia. Il forte vince il più debole di sé, ma quando incontra un proprio uguale non ha più alcun vantaggio. Il debole vince il più forte di sé, perciò la sua forza è smisurata.

Laozi ha detto: Un combattente che non sa arretrare non può vincere; un albero incapace di piegarsi si spezza. Perciò il duro e il rigido sono compagni della morte, il morbido e il flessibile sono compagni della vita.

Va detto che, in termini pratici, l’atteggiamento Yin è il più difficile da realizzare. Questo non dovrebbe stupire: assecondare le forze entranti richiede una struttura rilassata ed una tecnica sofisticata. Questi elementi sono più difficili da ottenere rispetto alla “semplice” espressione di forza. La ricerca dell’atteggiamento Yin è perciò un lungo viaggio, i cui risultati divengono visibili solo dopo anni di pratica. La natura nascosta ed elusiva di questa energia tende ad allontanare i praticanti superficiali, attraendo invece quelli più riflessivi.

A prescindere da quale sia lo stile adottato, comunque, è importante ricercare la completezza e l’equilibrio: Yin e Yang non possono essere separati; per raggiungere la maestria, occorre padroneggiare entrambe le energie e saper mutare l’una nell’altra in ogni occasione.

Il lavoro sugli opposti nel T’aiChi Ch’uan: da dove iniziare?

Un allievo che sta muovendo i suoi primi passi nel mondo del T’aiChi Ch’uan potrebbe aver difficoltà nell’individuare gli opposti che descrivono il movimento. Ecco quindi alcune linee guida da tenere sempre presenti durante la pratica.

Assenza di doppio peso.
Nelle posizioni, il peso del corpo è sostenuto da un’unica gamba, mentre l’altra resta libera. Il piede carico è fisso a terra e non si muove: è la base solida da cui parte la spinta. Il piede scarico è libero di muoversi: esso sonda il terreno, prepara la posizione ed è pronto a ricevere il peso del corpo. A questa regola generale, fanno eccezione solo le posizioni di apertura e chiusura della forma, che rappresentano la centralità del WuChi. In esse il peso è ripartito uniformemente.
Rotazione del peso.
Durante il movimento, il peso del corpo viene travasato da una gamba all’altra: Il piede solido spinge sul terreno fino a liberarsi del peso, divenendo libero di muoversi; Il piede libero riceve il peso e si radica nella sua posizione. Questa alternanza non avviene con uno scatto rettilineo, ma tramite una morbida rotazione del bacino. È questa l’idea di mutamento, la trasformazione di yin in yang e viceversa.
Muovere le mani assieme.
Non concentrarsi esclusivamente sulla mano attiva. Se l’azione che si sta svolgendo coinvolge un’unica mano, allora l’arto opposto eseguirà un movimento compensatorio. In linea generale, quando un braccio sale l’altro scende, quando uno avanza l’altro arretra. Inoltre, si ricerca una struttura circolare che unisca mani, braccia, spalle e schiena. Anche se questi aspetti possono variare da tecnica a tecnica, le due braccia lavorano sempre in sinergia.
Sopra e sotto si muovono assieme.
Braccia e gambe agiscono in modo coordinato. Occorre molto tempo per raggiungere il giusto tempismo, ma è utile fin da subito notare ed ascoltare le relazioni tra la parte superiore del corpo e quella inferiore. L’una non si muove senza l’altra. Anche in questo caso dobbiamo ricercare un’armonia tra gli elementi opposti.

Ciò che alla fine deve contrarsi, all’inizio deve espandersi.
Ciò che alla fine deve indebolirsi, all’inizio deve essere forte.
Ciò che alla fine deve essere scartato, all’inizio deve essere abbracciato.
Ciò che alla fine deve essere ottenuto, all’inizio deve essere dato.
Ecco ciò che si chiama intuizione sottile.
Il morbido vince il duro. Il debole vince il forte.

Invisibile nell’abbraccio della quiete giace il moto, e nel moto la quiete è nascosta.